La cultura inglese del giardinaggio nelle riviere italiana e francese
La maggior parte dei più importanti giardini Inglesi sono stati creati in Italia e sulla Riviera Francese in numero maggiore che in tutto il resto dell’Europa continentale. La mitezza del clima mediterraneo permetteva di coltivare all’aperto piante che in Inghilterra sarebbero sopravvissute solo in serra e di offrire alla cultura del giardinaggio inglese entusiasmanti prospettive. L’Italia fu la destinazione preferita dei viaggiatori inglesi fino alla fine del 1860, quando il richiamo del sud della Francia divenne dominante. La popolarità della Riviera (francese e italiana) alla fine del diciannovesimo secolo era basata sullo sfruttamento del suo clima mite. Bordighera, Hyères e Menton furono create come stazioni climatiche per invalidi provenienti dagli umidi climi dei paesi del nord. Gli inglesi scoprirono presto che il clima era adatto tanto per il giardinaggio quanto per i problemi respiratori. Si possono distinguere tre tappe nello sviluppo della storia dei giardini che sono da attribuire agli inglesi. La prima è legata al movimento paesaggista che si sviluppò attraverso l’Europa nel tardo diciottesimo secolo e che acquisì consenso universale. Il secondo sviluppo nel giardinaggio inglese è la gestione orticulturale delle piante, distinta dagli studi botanici. La terza innovazione, un fenomeno largamente diffuso nel ventesimo secolo e che domina ancora il giardinaggio inglese sofisticato, consiste nella composizione dei giardini attraverso i colori, le forme e la struttura delle piante. I giardini inglesi all’estero sono la quintessenza della storia del giardinaggio inglese, caratterizzati dall'intervento dei proprietari anche nella manutenzione del giardino stesso. I giardinieri inglesi seppero spesso guardare ai giardini dei paesi stranieri che li ospitavano con creativo opportunismo, inserendo elementi locali nella tradizione inglese con il risultato di dare armonia e varietà all’intero design. Fu il clima che per primo attirò I visitatori ed i residenti inglesi nel sud della Francia. Coloro che visitavano la Riviera in inverno rimarcavano continuamente l’abbondanza e la varietà di fiori selvatici e coltivati. I fioristi seppero prontamente sfruttare il clima e nel diciottesimo secolo i garofani venivano spediti a Londra; più tardi l’area intorno a Bordighera venne conosciuta come Riviera dei Fiori. La sua prosperità si fondò nel tardo diciannovesimo secolo sull’utilizzo del sistema ferroviario in espansione per inviare fiori freschi in inverno in tutto il nord Europa. Tobias Smollet contribuì alla nascita della passione degli Inglesi per la Riviera. Smollet era un medico ed il suo "Travels through France and Italy", pubblicato nel 1776 fu immediatamente e per lungo tempo popolare. Nizza, Cannes, Mentone e Bordighera non avrebbero certamente avuto un tale sviluppo senza l’entusiasmo e il denaro inglesi. Inoltre la Riviera era uno dei posti privilegiati dalle famiglie inglesi che erano in cerca di cure per la tubercolosi; passarono infatti molti anni prima che i medici scoprissero che l’aria alpina delle Engadine e non il clima Mediterraneo offriva una reale possibilità di guarigione per i tisici. Negli anni intorno al 1890 la Regina Vittoria visitò il sud della Francia diverse volte, ma in seguito il suo atteggiamento cambiò; il Re Giorgio V e la Regina Mary disdegnarono la Costa Azzurra e negli anni 1920 e 1930 il fatto di vivere nel sud della Francia veniva considerato anti patriottico ed era segno di vita dissoluta. Dopo Nizza e Cannes, il terzo luogo a svilupparsi fu Mentone. Fu una creatura della linea ferroviaria e di conseguenza più legata alla classe media che agli appariscenti vicini. Il dottor James Henry Bennet (1816–91) con il suo "Mentone and the Riviera as a Winter Climate" pubblicato nel 1861, declamava la Riviera di Ponente tra Genova e Nizza, come la zona più adatta per ottenere benefici per i malati di tisi e fu largamente responsabile del sorgere della popolarità di Mentone. Egli stesso possedeva un giardino a Menton-Garavan che fu molto apprezzato e visitato all’epoca, anche dalla Regina Vittoria. Oltre la frontiera, la sezione italiana della Riviera non fu mai così elegante come quella francese; Sanremo e Bordighera non erano particolarmente eccitanti ma tranquille, come Hyères e Menton, erano principalmente stazioni climatiche e curative. La straordinaria popolarità di Bordighera si deve a un romanzo vittoriano. Nel 1855 Giovanni Ruffini pubblicò a Edinburgo, mentre era in esilio politico, "Il Dottor Antonio". Il romanzo, scritto in lingua inglese, narrava la storia di un gentiluomo Inglese, Sir John Davenne e di sua figlia Lucy di ritorno da un viaggio in Italia e costretti da un incidente della loro carrozza a fermarsi a Bordighera. Lucy, a causa della rottura di una caviglia, viene affidata alle cure del dottor Antonio, un esule siciliano. Nasce tra loro un affetto, ma Lucy torna in Inghilterra con il padre; ritorna nel 1848 da vedova ma Antonio è tornato in Sicilia per partecipare alla liberazione dai Borboni. Lo raggiunge a Napoli dove egli viene arrestato sotto i suoi occhi e dopo un vano tentativo di farlo evadere, Lucy muore di crepacuore. Il romanzo stimolò le simpatie inglesi per l’Italia ed il Risorgimento, nonché l’attrazione per la città di Bordighera così romanticamente descritta dall’autore. Edmondo De Amicis descrisse Bordighera come "Il Paradiso degli Inglesi." La vita sociale era incentrata intorno alla chiesa Inglese. Bordighera ebbe la più grande proporzione di residenti e visitatori britannici rispetto ad ogni altra città in Italia, appartenenti di norma alla classe media, a parte gli Earl di Strathmore che possedevano una villa che poi vendettero alla Regina Madre d’Italia, Margherita di Savoia, e il Duca e la Duchessa di Leeds che vivevano a Villa Selva Dolce. La botanica era uno dei passatempi preferiti degli intellettuali anglicani della classe media ed infatti il grande botanico Revd. Clarence Bicknell era uno dei fedeli della chiesa di Bordighera; le sue collezioni formarono le basi di tutti i successivi studi botanici nella regione. Non c’erano, sorprendentemente, giardini inglesi di rilievo a Bordighera, il giardino più famoso apparteneva all’italiano Moreno, descritto nel romanzo di Ruffini. Un altro giardino conosciuto era il Winter Garden creato dal botanico tedesco Ludwig Winter intorno alla sua serra, Winter era stato capo giardiniere a La Mortola. Mentre Nizza, Cannes e Mentone si espandevano, nuove aree della costa si trasformavano in eleganti proprietà. Cap Ferrat, Cap d’Ail, Cap Martin, Antibes e Juan-les-Pins furono tutte creature di questa esplosione nell'acquisto di nuove aree. Nel 1890 il Re Leopold II del Belgio comperò tutti i terreni che erano in vendita nella penisola di Cap Ferrat , nel 1900 acquistò Villa Polonais rinominata Villa Les Cèdres dopo che vennero piantati alberi di cedro. Questo giardino diventò uno dei più importanti della Riviera - per un certo periodo anche più importante della Mortola – ed il più rinomato giardino botanico privato del mondo. Una delle case che appartennero a Leopold II fu Villa Mauresque, vicino alla punta di Cap Ferrat, originariamente costruita per Mgr. Charmenton, il confessore del Re. Somerset Maugham la comperò nel 1928 e vi abitò fino alla sua morte nel 1965. Non furono soltanto gli inglesi ad appassionarsi alla coltivazione di eccitanti novità, giardini botanici sorsero nel 1775 ad Aix-en-Provence e nel 1786 a Toulon, uno esisteva già a Marsiglia. Le famiglie coloniali francesi tornarono in Francia con le fortune che avevano fatto nei tropici per creare paradisi subtropicali nel sud della Francia. L’Imperatrice Josephine, dalla Martinica, fece spedire piante dal New Holland a Malmaison, al direttore dei giardini di Nizza, con lo scopo di naturalizzare una moltitudine di piante esotiche in terreno francese. Il diplomatico e botanico Gustave Thuret (1817-1875), creò il suo istituto di ricerche botaniche ad Antibes nel 1856. Georges Sand scrisse nel 1868 che era il più bel giardino che avesse mai visto nella sua vita; la cognata di Thuret lo donò allo stato nel 1877. Gli inglesi avevano la tendenza a considerare questi luoghi principalmente come stazioni scientifiche e non come giardini. Un esempio estremo di stile inglese fu il giardino di Eilenroc sul Cap d’Antibes; fu molto famoso ai suoi tempi, ed aperto al pubblico due volte alla settimana. Il botanico e vivaista svizzero Henri Correvon lo considerava superiore anche al giardino della Mortola. La casa fu costruita nel 1850 per Hugh Hope Loudon che le diede il nome della moglie, Cornélie, scritto al contrario. Fu progettata da Charles Garnier, l’architetto della Paris Opera House, ed il cui giardino delle palme a Bordighera era molto conosciuto. Il giardino di Eilenroc fu creato dopo che un inglese, James Wyllie, acquistò la proprietà di 30 ettari nel 1873. Il nipote, Sir Coleridge Kennard, che ereditò Eilenroc nel 1890, ricordava che milioni di tonnellate di terra furono trasportate in giardino per permettere la piantagione di migliaia di alberi, circa la metà del giardino era costituita da macigni e affioramenti alti fino a 40 metri che vennero trasformati in uno stravagante giardino roccioso. Guy de Maupassant lo visitò nel 1887 e lo descrisse come un giardino prodigioso dove crescevano i più bei fiori d’Europa. Sir Coleridge Kennard fu costretto a vendere Eilenroc dopo una disastrosa notte ai tavoli da gioco del Casinò di Montecarlo e morì quasi in povertà.Il desiderio di avere piante interessanti che molti residenti inglesi esprimevano fu largamente soddisfatta dai vivaisti francesi. Gli Inglesi all’estero comunque avevano la tendenza a non cercare contatti con la popolazione locale. In qualche occasione la naturale riservatezza inglese mascherava un’ affermazione di superiorità che non restava confinata in materie importanti come il linguaggio, il commercio e le abitudini sociali ma qualche inglese residente la estendeva anche alla cucina. Una stranezza inglese era l’insistenza con cui si affermava che nessuno poteva stare in Riviera durante l’estate; la stagione finiva il 21 Aprile e quasi tutti tornavano a casa per la fine del mese. La mancanza d’acqua era la scusa, ignoranza e moda erano le reali ragioni. Infatti alcuni Inglesi vivevano in Riviera tutto l’anno per motivi di salute o ragioni finanziarie. Dopo la Prima Guerra Mondiale molti più Inglesi iniziarono a vivere permanentemente nel sud della Francia, anche per motivi economici, perché in Provenza era possibile essere poveri con più dignità. Molti giardini vennero aperti al pubblico e visitarli divenne un passatempo sociale. La prima donna inglese ad acquistare una casa in Riviera con l'intento di coltivare piante dell’area mediterranea fu Ellen Willmott di Warley Place. Aveva soggiornato presso la famiglia Hanbury a La Mortola in diverse occasioni prima di prendere la decisione di acquistare Boccanegra, che si trovava nelle immediate vicinanze, nel 1905. Dal 1914, con lo scoppio della guerra, Ellen non ritornò più alla proprietà e nel 1920 fu costretta a venderla per evitare la bancarotta. Boccanegra, con i suoi 8,5 ettari di estensione coltivati ad oliveto, è costruita su un’area scoscesa e assolata, attraversata dalla linea ferroviaria, che venne schermata con la piantagione di palme e alberi della gomma, e per risolvere il problema dell’irrigazione vennero costruite cisterne. Vennero introdotte molte piante rare ed esotiche alcune delle quali ancora sopravvivono nel giardino che è oggi di proprietà di Guido Piacenza. Il più importante giardino inglese della Riviera fu quello a cui diede inizio Major Lawrence Johnston di Hidcote Manor quando comperò una fattoria nella vallata di Gorbio sopra Mentone nel 1924. Johnston trasformò la fattoria a Serre de la Madone in una residenza signorile, il terreno fu terrazzato e piantato con oliveti e vigneti; era concepito per essere un giardino d’inverno dove il proprietario trascorreva il periodo tra settembre ed aprile. Come sempre in Riviera la conformazione del terreno determinò il progetto del giardino; terrazze di varie dimensioni vennero organizzate diversamente secondo schemi orticulturali ed architettonici, vennero inserite scale, vasche, fontane e statue che ricordavano il Rinascimento italiano. L’essenza del design dei laghetti era di creare una sensazione di apertura, infatti non vennero piantati alberi intorno così che l’immensità del cielo venisse catturata dai riflessi dell’acqua. Johnston effettuò molte spedizioni all’estero, Drakensberg, Yunnan e Java, introducendo piante ornamentali di grande effetto nel suo giardino. La Serre de la Madone entrò in un periodo di grandi difficoltà a partire dalla morte del proprietario nel 1958. Passò attraverso diversi acquirenti che in alcuni casi fecero modifiche molto criticabili e lasciato alle cure della natura e del tempo fino al 1999 quando viene acquistato dal Conservatoire du Littoral con la partecipazione della Ville de Menton, del Conseil Général des Alpes-Maritimes e la Fondation Electricité de France che iniziano i restauri attraverso l’”Association pour la Sauvegarde et la Mise en Valeur du jardin Serre de la Madone” nella prospettiva di renderlo al più presto un modello di gestione autonoma ed il punto di incontro di tutti i ricercatori ed amanti di piante esotiche. Villa Val Rahmeh a Menton-Garavan fu costruita nel 1925 dal Generale Sir Percy Radcliffe ed abitata per molti anni da un medico inglese, il dottor Campbell. Dopo la sua morte nel 1950, la figlia Maybud Campbell, intensificò la piantagione di belle piante secondo il loro effetto orticulturale piuttosto che botanico, anche se Miss Campbell era una rinomata botanica specializzata nella flora naturale delle Alpi Marittime. Nel 1956 Val Rhameh viene venduta allo Stato Francese che lo gestisce come “giardino botanico esotico di Mentone”. Clos du Peyronnet, a Menton-Garavan vicino alla frontiera Italiana, è rimasto di proprietà della stessa famiglia inglese per tre generazioni. E’ il più bel giardino privato creato in Riviera dalla Seconda Guerra Mondiale. Il giardino è piccolo, circa mezz’ettaro, e la sua storia sta tutta nell’iscrizione in marmo posta in cima a una scala: “Derick and Barbara Waterfield and later their son Humphrey created and loved this garden 1915 – 1971”.
Fu soprattutto Humphrey il responsabile della creazione del giardino; era un pittore che diceva di dipingere affinché il denaro guadagnato con il suo lavoro potesse essere speso per il suo giardino ed era anche un giardiniere paesaggista. I due principali elementi del progetto sono un ingegnoso uso dell’acqua e la costruzione di ampie prospettive che uniscono le varie zone del giardino e una delle quali si apre in una luminosa vista sul Mediterraneo. Il proprietario attuale, William Waterfield, nipote di Humphrey, si occupa da solo del giardino e cerca di preservarne la struttura originale lasciando che le piante crescano in modo naturale creando uno stile informale, romantico e quasi esuberante che uniforma le diverse parti del giardino. William dà il suo contributo introducendo nuove piante, in particolare un’interessante collezione di bulbi provenienti da Provincia del Capo. La presenza di Lawrence Johnston nel giardino si ritrova nella struttura stile Hidcote, infatti oltre ad essere uno dei migliori giardini moderni del sud della Francia è anche il miglior esempio di giardino stile Hidcote. Charles de Noailles iniziò a creare il suo giardino a Grasse nel 1947. Diventò ben presto il più perfetto esempio di giardino inglese creato da un francese. Bisogna dire che la madre di Noailles era inglese e certamente il suo approccio al giardinaggio era interamente anglo-sassone. Egli fu inoltre per molti anni Vice-presidente della Royal Horticultural Society e annoverava Russel Page, Lawrence Johnston e Norah Warre tra i suoi amici “giardinieri” in Francia. Villa Noailles è situata su un terreno scosceso e terrazzata da coltivazioni di olivi. La struttura è piuttosto formale vicino alla casa, meno verso la parte inferiore. La presenza dell’acqua unifica tutte le parti del giardino con fontane, cascate e vasche che si fondono armoniosamente con la ricchezza dei colori delle fioriture e degli alberi. La proprietà del giardino è ancora privata. Villa Les Cèdres a Cap Ferrat apparteneva ad un francese straordinario chiamato Marnier-Lapostolle, che vi abitò per circa sessant’anni a partire dal 1920 circa, degno successore di un botanico come Thuret. Harold Peto rinnovò il giardino formale sotto la casa nel 1911 aggiungendo statue allegoriche, urne e balaustre. Il design era tipicamente inglese, una vallata di cascate creava un microclima unico in Riviera. Marnier-Lapostolle lo considerava un giardino tropicale in cui si potevano annoverare circa 15.000 specie diverse, tra le quali quaranta tipi di agrumi e trenta specie di bambù. Gruppi di specialisti venivano talvolta ammessi nel suo giardino su appuntamento ma mai visitatori occasionali. Marnier-Lapostolle aveva quasi un’ossessione per la privacy, non permetteva venissero scattate fotografie e insisteva spesso affinché coloro che scrivevano del suo giardino non ne rivelassero il nome. “The English Garden abroad”, Charles Queston-Ritson